Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/229

anarchia, non penso che i miei elettori discordassero da me ne’ sentimenti, allorquando deponevano nell’urna il nome mio.

I tempi sono difficili; e, nell’assumere io l’onorevole incarico di rappresentante del popolo, sento quanto poveramente potrò sostenerne la dignitá. Solo mi affida alquanto il buon volere in me, e piú assai il buon volere negli elettori, se , vogliano assistermi de’ loro consigli.

Si, davvero, i tempi sono difficili; e tanto piú lo sono, in quanto che le moltitudini lasciano gavazzare a tutta lor posta gli scompigliatori d’ogni concordia, i suscitatori d’improntitudini, e se ne stanno esse oziose colle mani sotto le ascelle: come se la sopravvegnente anarchia non fosse per essere la rovina loro universale, la rovina di ogni bene morale e materiale, la rovina di tutto quanto esse hanno sperato nei lunghi secoli della servitú ; come se tutto questo scombuglio non fosse per tornar profittevole all’Austria, che lo fomenta ella stessa per mezzo de’ molti suoi segreti emissari, travestiti da demagoghi e mascherati da sicofanti.

Per poco che dovesse durare ancora questa sfiduciata indifferenza delle moltitudini ; per poco che la valorosa saviezza dell’esercito fosse di soppiatto avvelenata ancora da perfide suggestioni, che insegnano l’indisciplina e l’ inobbedienza; per poco che la caritá della patria proseguisse ancora a trasformarsi in invidie personali, e la veritá dei fatti continuasse a non ottener fede, e tutta la fede invece la si desse sfrontatamente ancora ai sogni della fantasia: io non so a che buon fine potrebbe mai capitare questo tanto vantato risorgimento d’ Italia.

Ma io ho fede, e fede viva, nel buon senso delle in apparenza neghittose popolazioni. E del loro risvegliarsi mi dá giá qualche sentore un grido spontaneo, levatosi, son pochi giorni, in una delle piú colte cittá d’ Italia, il grido: — Vogliamo i galantuomini ! vogliamo i galantuomini! — grido, che rammenta l’antica saviezza, l’antica onestá popolana. Se un altro grido bisognasse a qualche altra cittá, davvero mi farei lecito di proporre questi:

— Non vogliamo licenza! non vogliamo anarchia! — Perché