Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/200

Chi ponesse mente alla natura dell’argomento e non ad altro, troverebbe pochi poemi superiori a quello di cui parliamo; nella stessa maniera che pochi guerrieri troverebbe nella storia da poter contrapporre, come rivali in valore e in leggiadria di virtú, a Rodrigo di Bivar, soprannominato il «Cid Campeador». La gloria di Rodrigo oscurò quella di tutti i re de’ suoi tempi, e da secolo in secolo discese infino a noi, ad onta di un’infinitá di favole onde anticamente la zotica ammirazione circondò la veritá dei fatti. Consegnata a poemi, a tragedie, a commedie, a romanzi (o romanze), a canzoni popolari, la memoria di lui, somigliante a quella di Achille, ebbe la fortuna di scuotere fortemente ed occupare la fantasia. Ma l’eroe castigliano, superiore al greco per coraggio e virtú, ebbe la sventura di non trovare un Omero che lo celebrasse.

E come trovarlo a que’ tempi, ne’ quali il rozzo cantore si pose a comporre il poema? Con una lingua informe tuttavia, dura nelle sue determinazioni, viziosa nella sua sintassi, nuda di tutta coltura e di tutta armonia, in mezzo alla generale abitudine ad uno stile pieno di pleonasmi, con un verseggiare incerto nella sua misura, com’era possibile mai il produrre un’opera di vera poesia? Nell’invenzione, ne’ pensieri, nell’espressione di essi, e specialmente in certa ingenuitá ( J ) di descrizioni, scorgiamo, è vero, qualche indizio d’intenzione poetica per parte dell’autore; ma, preso in totale, il Poema del Cid è da considerarsi come una curiositá filologica piú che altro. Chi sia stato l’autore di questo primo vagito della poesia castigliana, è ignoto.

(x) Citiamo per modo d’esempio l’entrata del Cid in Burgos, quando esiliato dal suo re:

«11 mio Cid Rui Diaz entrava in Burgos accompagnato da sessanta insegne. Erano piene le vie e le finestre di cittadine e di cittadini, bramosi di vederlo; ed era si grande il loro dolore, che versavano lagrime dagli occhi e dicevano tutti ad una voce: — Oh Dio, che buon vassallo, se vi fosse un buon rei — Gli avrebbero volentieri offerte le lor case; ma niuno ebbe coraggio di farlo, per la grande ira concepita contro di lui dal re don Alfonso, del quale innanzi al cader del sole era entrata in Burgos una lettera chiusa con forti sigilli, dove si proibiva a tutti il dare alloggiamento al mio Cid Rui Diaz sotto irremissibile pena di perdere gli averi, gli occhi ed anche la vita stessa. Gran dolore sentirono le genti cristiane, e s’ascosero dal mio Cid, perché non ardivano di dirgli nulla», ecc. ecc.