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xiii. idee del signor sismondi sul poema di dante 131


La lingua latina s’era giá separata affatto dalla volgare. Le donne non la imparavano piú; e per piacere ad esse, per parlar loro d’amore bisognava servirsi dell’idioma comune, di quello ch’esse adoperando ornavano ogni dí piú di leggiadrie.

Quantunque per ben cencinquant’anni i siciliani non rivolgessero la loro poesia che ad esprimere i sentimenti amorosi, e, traviati dall’esempio degli arabi e de’ provenzali, anziché mantenere a’ canti d’amore il loro merito precipuo, la naturalezza de’ pensieri combinata colla soavitá dell’esposizione, lasciassero il semplice per correr dietro al ricercato, all’ammanierato; eglino pur nondimeno erano giunti ad occupare i primi gradi nel favore della moltitudine. I loro versi erano popolari, se non per altro, almeno per ragione di lingua e di metri; come popolari altresí erano le forme epiche ed epico-liriche dei romanzi e de’ poemi de’ trovieri.

Prima di Dante, alcuni uomini d’indole ardente avevano indirizzata tutta l’energia dell’anima a’ misteri della religione, mettendo ammirazione nell’universale e suscitando coll’esempio proprio l’energia altrui. San Francesco e san Domenico avevano create nuove milizie religiose, piú entusiastiche e piú attive di quanti ordini di monaci esistessero per l’addietro. L’attivitá di quelle milizie, le prediche, le persecuzioni sanguinose, ecc. ecc., avevano rianimato lo zelo spirituale de’ cristiani. Le lettere, rinate cogli studi religiosi, avevano pigliata una certa quale tinta scolastica. Il cielo, il purgatorio, l’inferno erano sempre sempre presenti all’immaginazione degli studiosi, dei devoti, del popolo, di tutta insomma la cristianitá. Vedevano i credenti quegli oggetti cogli occhi della fede, ma pur sotto forme materiali; tanto i predicatori s’erano per mille modi ingegnati di proporzionarli al concepimento popolare.

Venne Dante. Pose mente a tutta la suppellettile poetica lasciatagli da’ trovatori e dai trovieri ed alla popolaritá loro. Pose mente alle poesie de’ siciliani ed alla popolaritá della loro lingua e de’ loro metri. Pose mente allo spirito religioso, meditativo, teologico, scolastico del suo secolo, ed alla popolaritá di tutti gli argomenti desunti dalla fede. Vide che nessuno de’ poeti