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chi vorria farvel nascere?
chi non averlo a schivo
come il blandir di femmina
sul trivio al passeggier?
Lesto da crocchio a crocchio
il volator trapassa,
e gl’ indaganti sguardi
su quel, su questo abbassa.
I bei presagi tornangli
ad uno ad un bugiardi;
pur vola e vola, e indocile
discrede il suo veder.
Colá una donna ? Ah, misera !
qual caro suo l’è tolto?
Non è dolor che agguagli
quel che l’è impresso in volto.
Par che da forze perfide
messa quaggiú in travagli,
sporga ver’ Dio la lagrima
cui gli uomini insultar.
— Patria!.. Spilberga!.. vittime!.. —
suona il suo gemer tristo.
Quel che dir voglia il sanno,
com’ella pianga han visto;
e niun con lei partecipa
tanto solenne^ affanno,
niun gl’ infelici e il carcere
osa con lei nomar.
Chi dietro un flauto gongola,
che di cadenze il pasca,
e chi allibbisce ombroso
d’ogni stormir di frasca:
come nel buio il pargolo
sotto la coltre ascoso,
se il di la madre, improvida,
di spettri a lui parlò.