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favella. Ma la veritá è che Ezechiele aveva per ascoltatori popolo e non critici; e noi, moderne scimie de’ poeti antichi, in Italia noi abbiamo critici e non popolo. E chi, cercando consiglio ai critici, potrebbe menarmi buono l’avere io fatto parlare cotanto uno vicino a morire, il lombardo della battaglia di Legnano? Lo scoprirmi in fallo per questa parlata sarebbe la cosa del mondo piú facile a farsi, se un’altra non ve ne fosse piú facile ancora: quella per me di pigliare le cisoie e tagliar via il corpo del delitto o d’accorciarlo almeno. E sia lode al vero, due volte ho portate le mani per eseguirlo il taglio, e due volte — lo dirò con una frase tutta di filigrana, rubata al Creso di tali frasi, — due volte «caddero le paterne mani». E perché? Perché quelle poche ammonizioni contenute nella parlata erano le cose appunto che a me piú importava di dire; perché quelle ammonizioni possono essere come un tocco di campana che svegli altre riflessioni nell’animo de’ miei concittadini, un avviamento a pensieri un po’ sodi sulle condizioni necessarie ond’essere degni della libertá. Né credo ch’elle sieno estranee al concetto storico della romanza, dacché in gran parte per non avere saputo i lombardi far senno di ammonizioni consimili, perdettero poi in séguito la libertá loro. Come eglino la perdessero e perché dovessero necessariamente perderla, voi lo sapete, o miei cari; né spetta a me di ridirvi le osservazioni che altri hanno giá fatte e pubblicate con tanta limpidezza di giudizio, e da ultimo anche il signor Guizot con cenno rapido ma sentito. Tengano conto, li scongiuro, di tali osservazioni quelli che amano la nostra povera patria. Cerchino di farne anch’essi, studiando la storia nostra, traendo dalle memorie del passato una migliore direzione alle speranze del futuro. E se mai, e chi ’l sa? usciti del nostro sopore o sbalzati da qualche accidente dell’ incivilire che fa ogni di piú l’Europa intorno di noi, ci trovassimo avvicinati al conseguimento della libertá e della indipendenza nazionale, ricordiamoci che ad afferrarle piú strette, a ritenerle piú sicure varranno l’amore tra di noi, e le arti franche della veritá e della forza cogli estranei, e non giá i trovati della diplomazia.