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dille che incauta agnella se, il pastor suo lasciando, sale nel prato errando, va il timo a ricercar, senza avvedersi il perde troppo da lui discosta; e troppo poi le costa quel suo lascivo errar, ché insidiante lupo sta nella macchia ascoso. Misera! a lei riposo piú il caro ovil non dá. Tutti i dover le insegna di sposa e madre, e come lei di pudica il nome piú ch’altro moverá. Ma giá la dea ne viene; spargiamo il suol di fiori, salgan soavi odori ad allettar Giunon. Tutti cantiam concordi: — Salve, o samia regina, salve, o casta Lucina, o pronuba Giunon. Deh! se 1’ Egioco a’ furti antichi piú non torni, il tuo favore adorni questo solenne di. Tu di tua man la sposa al talamo conduci; serena a lei le luci, che il pianto illanguidi. Lasciò la madre e pianse; ma piú che madre, o diva, tu le ti mostra, e schiva no non sará d’amor.