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POESIE POLITICHE E ROMANZE
Va’, ti bea de’ soli suoi,
godi l’aure, spira vivide
le fragranze de’ suoi fior.
Ma che prò de’ gaudi tuoi?
non avrai con chi dividerli :
il sospetto ha chiusi i cor.
Muti intorno degli alari
vedrai padri ai figli stringersi,
vedrai nuore impallidir
su lo strazio de’ lor cari,
e fratelli membrar invidi
i fratelli che fuggir.
Oh ! perché non posso anch’ io,
con la mente ansia, fra gli esuli
il mio figlio rintracciar?
0 mio Silvio, o figlio mio,
perché mai nell’ incolpabile
tua coscienza ti fidar?
Oh, l’ improvido ! l’ han còlto
come agnello al suo presepio;
e di mano al percussor
sol dai perfidi fu tolto
perché, avvinto in ceppi, il calice
beva lento del dolor;
dove un pio mai noi consola,
dove i giorni non gli numera
altro mai che l’alternar
delle scolte... — La parola
su le labbra qui del misero
1 singulti soffocar.
Di conforto lo sovviene,
la man stende a lui l’estranio.
Quei sul petto la serrò;
poi, com’uom che piú ’l rattiene
piú gli sgorga il pianto, all’ eremocol compagno s’avviò.