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A onesta vergili, qual tu sei, disdetto nella notte è il vagar. Piena d’inganni è la notte. Deh! pensa a che sospetto col tardar lungo il padre tuo condanni ; lui misero, che in te ogni diletto, ogni speme ripon de’ suoi tristi anni. Vieni, in la dubbia via ti sarò scorta; vieni, e di tua presenza il riconforta. — Era una voce ignota, e nondimeno venia siccome di persona amica. Riscossa Olivia, un uom ravvisa, e in seno tutta sente tremar l’alma pudica. Trema il piè, la parola le vien meno quanto piú di tentarla s’affatica; prorompe al fin: — Stranier, se umano sei, il timor mio rispetta e gli anni miei. — E quegli: — O donna, securtá ripiglia, e il sereno ne’ begli occhi richiama. Stranier non sono, e ne la tua Marsiglia sappi che cittadina è la mia fama. Dal brando io l’ebbi, e onor sol mi consiglia; ch’uom d’arme senza onor vita non ama. Io son Guiscardo; e come il cor mio volle, seguitai l’orme tue su questo colle. Tempo fu che nel mio motto giocondo posi gli amanti e le lor cure e i lai. Ebro di gioventú, non altro al mondo che facil riso a la beltá invocai; e quello a’ voti miei venne secondo, tanto che intera libertá gustai, tanto che eterna e per me sol fiorita parea la gioia de l’umana vita.