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POESIE GIOVANILI E TRADUZIONI d’aride frondi un letto, una cena frugale, tranquilli sonni e benedetta pace. Giammai le pecorelle, che giú per la vallea pascendo vanno, a morte io non condanno: ché ad esser pio con elle quel Dio m’insegna che pietoso è meco. Ma un innocente io reco vitto dal fianco dell’erboso monte, frutti e radici, e puro umor dal fonte. Vieni e dimentica le tue sciagure: a che mai giovano le umane cure? Ah ! quanto è misero l’uom che si strugge in brame inutili, per una vita che presto fugge, presto è finita! — Dolce, come rugiada che dalle stelle cada, era l’incanto del parlar soave; e lo straniero intanto s’inchinava modesto all’uom solingo, seguitandone i passi. Entro il piú cupo della selva giacea il solitario ostello, al povero vicino asilo, e allo sviato pellegrino. Facile lo sportello, schiuso all’alzar del saliscendi, accolse quella coppia innocente: poi che cura nessuna al signor suo non chiede dell’umil tetto l’umile fortuna. Era l’ora in cui cercano riposo dal lavoro del di stanchi i mortali; e il gentile eremita