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POESIE GIOVANILI E TRADUZIONI
e di tinte immutabili le gote
de’ suoi devoti asperge. Allor gli umani
ne’ precordi si covano tranquilli
l’ire e le cure. 11 suo rivale incontra
il securo rivai: cerca l’amico
all’amico consiglio, e inavveduto
narra la storia delle sue vergogne
all’adultero istesso. E fu Licinia
speme di bei trionfi al giovinetto.
Stolto! ché poi maravigliando vide
per l’ insipido sposo ugual pallore.
Or tu numera il censo ond’ella è pingue,
e le armille diranti e i preziosi
monili di che amor Licinia è vaga.
Pur lo scorda talvolta. E, se il ver dice
un susurro di vulgo, il vigoroso
mozzo anch’egli s’udi fuor della stalla
chiamar di notte da voce sommessa.
Com’ei si eresse esterrefatto! Oh inganno!
trovò che spirto noi destava alcuno
del paventato inferno, né la squallida
e con fioco lungo urlo gemebonda
ombra dell’avo, ma del signor suo
la discinta mogliera, che, l’ignudo
candor del collo e del bel petto offrendo,
d’auro e di baci liberale, a lui
una parte chiedea del fedo letto.
Deh perché le sacrate ossa sotterra
dormon del buon Parini, ed evolava
quella fiammella di celeste ingegno?
O caro padre mio, mira siccome
cotesta patria tua fatta è piú turpe
da che tu l’hai per sempre abbandonata!
Ma tu pur vivi; e la sdegnosa ancora
anima parla, i vigilati a Palla
carmi vestendo d’ immortai splendore.
Nuovo pe’ circhi, o mio Filandro, un nome
echeggiò non ha guari: all’obbliato
delle vergini coro è la divina
Virginia tolta ed a brillar sospinta