Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/313

Ili
AMORE
POEMETTO
Oh from my soni I wish
thou wouldst but know
thy self what ’tis to love.
Addison, Caio, atto ih, se. i.
Lettore! Chiunque tu ti sia, sappi che la satira è indirizzata a ferire i
costumi in generale della cittá, non alcuna persona. Se tu ravvisi te stesso
nelle pitture di questo breve componimento, non l’autore, ma la tua coscienza ne incolpa.
Perché la lamentosa Erato al verso
io non invoco mai, né sulle corde
posi dell’arpa amato nome alcuno,
me lieve d’anni e di robuste forme
5 dirai schivo d’amore? Eppur di ferro
non accusi ricinto il petto mio,
dolce Filandro, e tu fremer mi vedi
sulla cittá corrotta. A chi ben scerne,
quanto non piace un solitario albergo
io e lontana dal fasto umile vita!
Fuor degli odi e dell’ ire oh! chi mi pone
dove l’agricoltor guarda le stelle,
e deprecando dalla bionda messe
l’inimico Orione C 1 ), in cor si allegra
15 degli acervi futuri! Egli contento
dal solco prediletto alla capanna
punge i bovi fidati: e ’l suo viaggio
accompagna la vispa lodoletta,