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Ben altro inno che questo a lui risuona.
220Il maledicon molti a cui la ricca
Prepotenza rapìa gli scarsi campi;
Lui maledice in disperati accenti
Lo spogliato pupillo. Ahi! tardi al fine
Quanto ti costi l'immaturo fato
225Del severo parente, e la bramata
Intempestiva libertà conosci.
Molti piangono ancora i tolti dritti,
Il falsato chirografo, e le poche
Malfidate sostanze; ed a quel pianto
230Un maledir che non ha fine, è misto.
Oh! tu pur anco all'urna negra intorno
Mal accorta donzella ! a te natura
Infausto dono di beltà concesse
Sotto povere vesti, e non ti valse,
235Misera! usbergo di materno seno,
Né di padre consiglio. In tante guise
Con tant'arti le fea sì fero assalto
Di Cratere l'oscena onnipotenza,
Che l'ostello solingo al parco desco
240Più seder non la vide, e l'innocente
Letto divider con la madre. Il falso
Esercitato amante, alle lontane
Case la trasse, e premio a lei ne venne
Il non tardo rifiuto e l'abbandono.
245Or del cupo bordello in su la via
Necessità l'incalza, ed alla tomba
Del disonesto seduttor, ne viene
Dalle vergini spinta anguicrinite.
Qui d'infamia coverta e di vergogna
250L'onor tolto domanda, e sulla spoglia
Esecrata, ella prega avversi i venti
Ed irata la pioggia. Il breve nummo
Duramente negato il contadino
Brutto di polve e di sudor rammenta;
255E la tarda di Dio alta vendetta
Sul cener freddo, e sulla tomba implora.
Un susurrar sommesso, un mormorare
Di tante imprecazioni, e l'incessante
Inutil salmeggiar di sacerdoti,
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