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alle preci, di troncar lo stame
Non si fur ose; e l'increscevol vita
Ebbe quel corso ch'era in ciel prefisso. —
L'unico giorno al fin che dall'erede
Sì lungamente era veduto, è giunto.
65Cessò nell'alte sale il romorìo
De' servi interroganti, e de' pensosi
Medici curvi sull'ignoto polso.
Freddo è il vecchio, e disteso, e la novella
Al nipote ne vien, che impazïente
70La si procaccia. Ei d'ambe mani al volto
Fattosi velo, il rio sogghigno asconde,
E chiede alla tristezza un nuvol solo
Che gli scenda sul fronte, intanto almeno
Che al maligno s'involi ed importuno
75Sguardo di quei che in cor gli veggon tutti
I pensier più segreti, e alla rimota
Villa rivolga il pio cocchiere istrutto
Ratto la foga de' corsier veloci.
La bell'alma non regge al triste ufficio
80Dell'estrema pietà, che raccomanda
A noi natura, o sconosciuto un Dio.
E l'orecchie gentili al suono avvezze
Di molli flauti, il tintinnio non sanno
Melanconico udir de' sacri bronzi.
85Di Vitruvio e Palladio al buon alunno
Commessa intanto è la funerea pompa,
Gran mausoleo s'innalza, a cui gran tempo
Concordemente in mille guise intorno
Vedi l'arti sudanti a far lor prove.
90Ve' colei che al pesante alpestre masso
Umane forme adatta, e tanto al vero
L'error somiglia, che non l'occhio solo,
Ma delusa tua mano i tondi fianchi
Crede trattar d'intemerata vergine,
95E su gelido marmo ella viaggia.
Evvi quella che l'ombre a' bei colori
Si dotta alterna, che mirando i miIle,
Che alla tela consegna oggetti vaghi,
Natura stessa invidïosa freme;
100Chè