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20Che alle sue care rimembranze acerbe
La non stolta cittade allor poneva.
Né di sì bella ed onorata tomba
Prodiga troppo ella era, e aveanla i soli
Cui l'alta fiamma di virtude il petto
25Incendeva e la mente; e venerandi
Magistrati incorrotti; e padri amanti
De' domestici lari, e di privati
Aurei costumi e d'onestà romita;
E ardenti vati dalle Muse eletti
30A far miti gli umani, e a cui le corde
Temperava dell'arpa il santo Vero,
E amor di patria generoso, e pio
Timor de'Numi. Oh! (dir parea quel cippo)
Lungi lungi l'aratro o buon cultore,
35Lungi il solco devia: che sacra terra
È questa che tu calchi, ed io ricopro
Le reliquie d'un giusto. Onda lustrale
Spandi sull'ossa, e le ginocchia inchina.
Ma tutto volve il tempo, e tutto cangia,
40E le bell'opre dell'antica etade
E le usanze divine a noi son mute:
Argomento sol d'eleghi dolenti
A disdegnosi pochi, a cui ben altro
Che la facile danza e l'insensata
45Scena, diletta, e l'adulterio e 'l corso —
Di crasso corpo, e di più crasso ingegno
Caro a Frine soltanto ed a Batillo,
Odio d'ogni altro, in ampia casa al parco
Sofo negata, e stanza eterna al tristo
50Mimo fecondo di scurrili modi,
Morì Cratero; e d'auro e gemme, e campi
Che gli fruttava de' coloni il pianto,
La cabala o l'usura, egli fa ricco
L'ignaro erede, a cui tutti togliea
55Della vita i disagi il buon destino,
Ma una punta nell'alma pur lasciava:
Chè per quanti mandasse ardenti voti,
Perchè dell'avo annoso i dì più brevi
Si facessero omai, le Parche gravi
60Sorde