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Fra gli ingegni sommi, a’ quali meritamente si possa accordare, e senza tema di prostituzione, l’appellativo di poeta, riconoscono i dotti l’illustre Tomaso Gray inglese che fiorì a’ tempi di Anna. E fra le poche sì, ma altrettanto più belle produzioni di quel lirico vate, l’Ode pindarica il Bardo impegna la più alta ammirazione per la sublimità de’ concetti, per la robustezza delle idee, e per l’ottimo maneggio col quale è condotta. Lo studio della lingua dell’Inghilterra, l’originalità di quella letteratura che nacque da se sola senza generazione greca o latina, e l’amor mio per le masse, mi hanno condotto alla lettura di quest’ode, che tanto m’invaghì da tentarne una traduzione.
Mi sono appoggiato al verso sciolto, che mi parve l’unico adatto a tal uopo; e se non fui da tanto d’imitare il languore delle traduzioni Salviniane, posso almeno vantarmi di una maggior fedeltà.
Un Bardo, ma di vera bardica schiatta, e quindi non garrulo, ma pieno di maschia eloquenza, egli è quello ch’io ti presento, Lettore.
Tuttavia per due motivi io preveggo che non riuscirà a molti gradito questo mio tentativo. L’uno perchè s’aggira tutta questa