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XLIII
DON FEDRIGO,
MAESTRO DI SANTIAGO,
E PIETRO IL CRUDELE, SUO FRATELLO.
Yo me e stava alla en Coymbra...
Carte, de romances (Anvers, 1555).
— In Coimbra io me ne stava (1),
lá buscatomi un ostello;
quando lettere mandommi
re don Pedro, mio fratello,
5 che a veder Siviglia andassi
e i tornei che vi hanno armato.
Io persona poverella,
io maestro sventurato,
tredici io mi tolsi a mula,
io venticinque a palafreno:
giubbon tutti di broccato,
e collane d’oro avièno.
Di di quindici viaggio
lo fo in otto; tanto io vado.
15 Quando al passo fui d’un fiume,
nel passarlo per lo guado,
cadde meco la mia mula,
m’andò perso il pugnai d’òr;
annegò l’un de’ miei paggi,
20 un di quelli piú in favor.
Allevato in casa mia,
da me avea carezze assai !
Ebbi a giugnere a Siviglia
io per mezzo questi guai.
(1) Piglia egli stesso, il maestro, a raccontare la sua sventura, fino al punto che
gli taglian la testa: allora sottentra il poeta, e continua egli la narrazione.
G. Berchet, Opere - 1.