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XXXV
IL CRISTIANO IN MAN DE’ MORI
Mi padre era de Ronda...
Cane, de romances (Anvers, 1555).
Era il padre mio di Ronda,
e mia madre di Antequerra.
Prigionier m’han fatto i mori,
prigionier tra pace e guerra.
A Velèz de la Gomèra
quindi a vender m’han portato.
Sette di con le lor notti
stetti a incanto sul mercato.
E né moro mai né mora
offri un soldo a’ miei padroni.
Finalmente un can di moro
per me die’ cento dobbloni.
E’ mi basse a casa sua,
e’ gittommi alla catena:
e’ mi die’ la mala vita,
vita negra, disamena!
Tagliar giunchi e maciullarli
lungo il di, fin che s’abbui;
e la notte al macinio,
macinando il grano a lui !
Teme il tristo ch’io ne mangi,
e alla bocca un fren mi pone;
e attortigliami i capegli,
e via sempre al catenone !