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I PROFUGHI DI PARCA
qui, vagando a rifugio, il conduce
d’una sposa il solerte consiglio;
e tu qui, fra la morte e Pesiglio,
fa ch’ei scelga il piú mite voler.
Dal guancial de’ suoi sonni al mattino
l’uom di Parga levò la pupilla:
il pallore è sul volto al meschino;
ma il terror, ma l’angoscia non v’ è.
Un ristoro che il cor gli tranquilla
son gli olezzi del giorno novello;
e quel sol gli rifulge piú bello
che perduto in eterno credè.
Ma perché, se il suo spirto è pacato,
perché almen noi rileva il saluto?
perché a lei che il sorregge da lato
con un bacio ei non tempra il dolor?
perché immoto su l’uom sconosciuto
il vigor de’ suoi sguardi s’arresta?
e che subita fiamma è codesta
che in la guancia gli vive e gli muor?
Ben Arrigo la vide: e compreso
da che affetto il tacente sia roso,
come l’uom che propizia un offeso,
questa ingenua parola tentò:
— O straniero, al tuo cor doloroso
so ch’orrenda è l’assisa ch’io vesto;
so ch’io tutti qui gli odii ridesto
che l’ infida mia patria mertò.
Ma se i pochi, che seggon tiranni
delle sorti dell’Anglia, fúr vili,
tutti no, non son vili i britanni
che ritrosi governa il poter.
Premian croci ingemmate e monili
la spergiura amistá di que’ pochi;
ma l’infamia che ad essi tu invochi
mille inglesi imprecarla primier.