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208 vecchie romanze spagnuole
25 Gonfia gonfia il re ha la faccia
dal travaglio ond’ è sbattuto,
va a salir su in cima un colle,
sul piú eccelso che ha veduto.
Di lá mira la sua gente
30 come vinta lo abbandoni.
Di lá quanti egli n’avea
di stendardi e di pennoni,
tutti tutti nella polve
di lá mira come siéno
35 scalpitati alla rinfusa,
tramestati col terreno.
Cerca intorno i capitani:
e non un, non un ch’ei veggia.
Mira il campo tinto in sangue,
40 che a rigagnoli n’ondeggia.
Vide il miser quel conquasso,
e una gran pietá lo afflisse:
lagrimando fuor per gli occhi,
ruppe in lagni, e cosi disse:
45 — Ier di Spagna io re: quest’oggi
né d’un borgo piú noi son!
Ier cittá, castelli e ville:
di niun oggi piú padron !
Ier donzelli, ier creati
50 a servigio intorno a me:
e non oggi una torretta
da dir: — Questa mia pur è ! —
Sciagurata fu quell’ora,
sciagurato fu quel di
55 in cui nacqui, ed eredai
tanto imperio, ch’io cosi
dovea perdere poi tutto,
tutto insieme in un di sol !
Deh, vien, Morte, al pover corpo:
60 trammi l’anima di duol !