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GAIFERO E SUO ZIO
— S’ella ha fatto un po’ di bene,
mal non merta la signora.
— Zitti, olá! che non vi colga,
voi, romei, la vostra ancora! —
La sua spada alzò Gaifero:
colpi lui d’un taglio pieno,
che sbalzar gli fé’ la testa
via dagli omeri al terreno.
Piangea forte la contessa,
piangea li col volto smorto.
— E chi siete, voi romei,
voi che il conte avete morto? —
A risponderle il romeo
tal risposta allor le fa:
— Io, signora, son Gaifero,
figlio vostro, in veritá.
— Non può darsi: eli’ è menzogna
ché i segnali io serbo ancor,
i segnali della morte,
il suo dito ed il suo cuor.
— Non fu mai cuor di persona
quel che feste di serbar.
Ben il dito è dito mio,
e vedetel qui mancar. —
La contessa, che l’udia,
l’abbracciò, gli fe’ carezza.
Il dolor di ch’era mesta
le si volse in allegrezza.