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tradizioni intorno a Carlomagno ed alla sua corte, venuteci da Francia ed entrate nei nostri poemi epici, come dovrò io temere che alcuno si tolga poi per istoria tradizioni consimili andate di Francia in Ispagna, le quali dánno argomento ad una gran parte delle romanze qui riportate? Ed anche su quelle tradizioni non sue è bello il vedere con che destrezza il popolo castigliano abbia saputo innestare fatti tolti alle tradizioni proprie, come su tutte egli abbia stampata l’impronta della propria individualitá, come le abbia vestite tutte del proprio colore nazionale e tirate spesso a servire d’occasione d’orgoglio a se stesso. Cosi, a modo d’esempio, egli si usurpa l’onore d’avere tratto i francesi in Roncisvalle (778). Che quella rotta fosse opera di popolazioni basche insorte addosso al retroguardo francese, a lui non importa. La gloria de’ baschi il castigliano la vuole per sé; e agli occhi suoi la battaglia di Roncisvalle è una disfida regolare tra franchi e castigliani, tra Carlomagno e il re Alfonso il casto: non importa che questi salisse al trono solo un tre anni di poi. Al Rolando della tradizione francese il castigliano mette incontro un eroe della storia sua, Bernardo dal Carpio. Non importa che la virtú militare di quel dal Carpio brillasse soltanto un po’ piú tardi, nella prima metá del secolo nono: se Rolando è caduto morto a Roncisvalle, Bernardo ne fu l’uccisore, a detta de’ castigliani. Assai meno favolose che non le tradizioni accattate al di fuori sono di certo le tradizioni interamente indigene degli spagnuoli, come a dire le avventure del re Rodrigo, prima e dopo la battaglia di Xerez de la Frontera, al principiare del secolo ottavo; o la sciagura dei sette infanti di Lara, al principio del secolo undecimo; o i casi a quella contemporanei di Fernan Gonzales, fondatore poi del reame di Castiglia; o le atrocitá di Pietro il crudele nella seconda metá del secolo decimoquarto, ecc. ecc. Nondimeno anche ne’ particolari di queste sará meglio ravvisare l’espressione de’ sentimenti e della credenza pubblica, piuttosto che sempre la veritá positiva. Da per tutto la poesia popolare del medio evo, quand’ella imprende a narrare avvenimenti, se ne sbriga con pochi tratti,