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25 Disse Arrigo. E de’ remi la lena
l’ansia ciurma su Tacque distese;
ma a schernirlo dall’ ima carena

  • fra i tacenti una voce sali:

— Che t’ importa, o vilissimo inglese,
30 se un ramingo di Parga mori ? —
Quella voce è il dispetto de’ forti
che, traditi, piú patria non hanno.
Que’ voganti alle belle consorti
corciresi ritornan dal mar.
35 Con lor passa a Corcira il britanno,
poi che i venti al suo legno mancar.
Come il reo che dá mente all’accusa
senti Arrigo l’ingiuria e si tacque;
come il reo che non trova la scusa,
40 strinse il guardo, la fronte celò;
e dell’isola avara ov’ei nacque
sul suo capo l’infamia pesò.
Ma un nocchiero i compagni rincora,
sorge un altro e lor segna un maroso,
45 ecco un altro si affanna alla prora,
il governo da poppa risté.
Ecco un plauso: — Su ! mira il tuo sposo,
mira, o donna, perduto non è. —
Quando Arrigo posarsi al naviglio
50 vede il miser, su lui s’abbandona;
e qual madre alla culla del figlio,
su le labbra alitando gli vien;
della vita il tepor gli ridona,
gli conforta il respiro nel sen.
55 I nocchieri a quel corpo grondante
tutti avvolgono a gara i lor panni ;
tutti a gara d’intorno all’ansante
gli affatica un’industre pietá.
Noto a tutti è quell’uom degli affanni,
60 ognun d’essi la storia ne sa.