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nota 457


Come si vede, e come giá abbiamo detto, né il Bartoli né l’Acquarone giudicano piú precisamente delle doti dello scrittore; ma non hanno mancato di far ciò critici e letterati, fin dalla prima storiografia del Settecento. E per fermarci a questa.

Apostolo Zeno, richiamata la frase del Pallavicino giá da noi ricordata (il Bentivoglio «seppe illustrar la porpora con l’inchiostro») scriveva: «Lo stesso Cardinal Bentivoglio si lasciò trarre dalla corrente piú di una volta nelle sue opere, e principalmente nelle sue Memorie, dove recando giudicio intorno alla Guerra di Fiandra scritta dal padre Famiano Strada, alludendo al cognome di lui, disse che il maggior suo difetto era uscir tanto di strada. Simili arguzie, che sono nel nostro secolo riprovate e derise, erano le delizie del precedente» 1. E piú avanti a proposito delle Lettere: «I francesi sopra tutte le lettere italiane stimano queste del Cardinal Bentivoglio. Intesi io stesso molti di loro parlarmene con gran lode, e il padre Giambatista Labat domenicano nel suo tomo terzo dei Viaggi di Spagna e d’Italia, p. 50, dopo averle grandemente esaltate, conclude che «sul modello di esse debbono perfezionarsi coloro, che vogliono riuscir eccellenti nello stile epistolare. Tutti però non vorranno sottoscrivere si fatto giudizio»2.

Il Tiraboschi dice delle opere del Bentivoglio: «Le Relazioni da lui distese in tempo delle sue nunziature di Fiandra e di Francia, le Lettere da esso scritte nell’occasione medesima, e le Memorie ossia Diario della sua vita, sono, oltre la Storia delle guerre di Fiandra... i monumenti non tanto del suo sapere, quanto della sua prudenza e del suo saggio discernimento, che il Bentivoglio ci ha lasciati. Egli di fatto si scuopre in esse uomo di maturo ingegno osservatore diligente, avveduto politico, e fornito di tutti quei pregi che propri sono di un ministro; e l’onor ch’egli ebbe di essere accettissimo a que’ sovrani da’ quali fu impiegato, o presso i quali egli visse, ci fa vedere che, quale il mostrano le sue opere, tale era veramente»3. E piú avanti, sia pure piú specialmente a proposito della Storia, rispondendo al Gravina che aveva detto il Bentivoglio povero di sentimenti e parco nel palesar gli ascosí pensieri: «A me pare certo ch’ei sia ben lungi dall’esser povero di sentimento, e che anzi il difetto di questo celebre storico sia

  1. Fontanini, Op. cit., I, 110.
  2. Ib., p. 191.
  3. Tiraboschi, Storia della lett. ital. (dall’anno 1600 all’anno 1700, I . III, c. 25).