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Duomo, rispettando l’organismo interno e mantenendo tutte le ricorrenze esterne, inspirando il concetto a motivi che nel Duomo già si trovano, o sono dedotti da edificj di consimile carattere. Giunti a tale risultato, guidati da ragionamenti svolti, o su criterio artistico, o sui documenti, ci sarà permesso di far rilevare come, a conferma delle idee generali espresse al principio di questa memoria, un progetto di facciata condotto in tali termini, di fronte ad altri partiti aventi le torri o campanili, ha il vantaggio di non scostarsi dalle considerazioni economiche, inquantochè si limita a studiare una decorazione da adattarsi all’organismo quale si trova, senza introdurre in tale organismo nuovi e non secondarii elementi; mentre mantenendo uno sviluppo di pianta quasi identico all‘attuale, sfugge a qualsiasi obbiezione possa sorgere dal lato della viabilità (h). Queste considerazioni riguardanti il lato economico e le condizioni della viabilità attorno alla Cattedrale, non vanno completamente trascurate, per quanto le probabilità di una riforma dell’attuale facciata, siano molto problematiche quando si considerino le condizioni non solo finanziarie, ma sociali ed estetiche dei tempi presenti.

Evitando il partito, vagheggiato da molti per criterio grettamente economico, di una riforma molto limitata nella attuale facciata, evitando d’altra parte il partito di una riforma troppo considerevole nella facciata e ligia ciecamente ad esempii, numerosi, ma non intieramente in relazione col carattere del nostro Duomo, il progetto quel quale sì si uniformi ai criterii da noi svolti, potrà rispondere al programma pratico e razionale di: «Una facciata della Cattedrale di Milano in rapporto coll’organismo e colle tradizioni del Tempio, inspirata ai suoi elementi decorativi e in accordo alla esigenze che l’economia e la viabilità imporrebbero indiscutibilmente nella circostanza di una probabile effettuazione».

30 giugno 1883.