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LA FAVOLA |
Onde l’ingorda voglia ogn’hor più cresce
Senza adoprarle, senza trarne frutto,
De la lor vista sol s’appaga, e pasce.
Tantalo à i labra l’odorate pome,
E mezzo al mento ha le fresche acque chiare,
Ne la cocente inesiccabil sete
Spegne, od estingue la rabbiosa fame,
Chi non diria sotto il suo nome quanto
Per voi si faccia esser segnato à punto?
Chi vieto mai di gir al basso l’acqua?
Salir in alto il foco? i fiumi al mare
Correr per mille vie da mille parti?
Chi sforzò d’imburnire la luce al Sole?
Spegner le stelle et rischìarir la notte?
Cercar rapirsi à tutte forze il velo,
Con monti sopra l’un de l’altro posti,
Voler togliere à Giove il fren, lo scettro,
Altro non é che contrastar à quanto
Lo stil da la natura madre, Inchina
Altro non è che dimostrarsi acerbe
Spietate, inique, onde pietose et buone
Per colmarne di gioia, et di diletto,
Mandate foste da superni chiostri.
Che se malvaggie, se orgogliose, e crude
Se contra à un amatore guerriere armate,
In contender al suo disio focoso,