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LA FAVOLA

     De le tue mani, et tanti fior quanto hai
     Dinanci à gli occhi, senza legge alcuna
     Raccogli e spianta, ch’io di lor corona
     Già t’apparecchio, e tesso in questo mezzo,
     Accioche il capo tuo, poi coronato
     Resti, vincendo lui che vincer cerca.
     Tò questi fior che qui t’addito, et questi
     Et quegli senza indugio, et benche il grembo
     Capace più non sia, quanti n’havrai
     Fuor del grembo raccolti, tanti havrai
     Testimon che per te faran più chiara
     La vittoria, e l’honor à che s’aspira.
Tal fur queste parole alto coraggio
     À Venere dogliosa, à cui nel core
     Era sol fisso Adone, che ripresa
     Novella forza, et infiammato il petto
     Di glorioso ardir; parve non meno
     Che fiamma suol, se subito s’appiglia
     La dove unto licor disperso sente,
     Ch’in un momento queste parti et quelle
     Ratto leccando, di rapir fa vista
     Con furor senza freno il suo soggetto.
Et già tenuta vincitrice er’ella,
     Quando l’amiche Ninfe in voce unita:
     Gridar, Venere hà vinto, et vinto hà Amore
     Che sempre vinse, et vincer suol ciascuno.