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scolastiche, misura iniqua, fu ritirata; delle multe pagate venne ordinato il rimborso. Un senso di orrore contro l’inqualificabile tirannia del Commissario generale civile si propagò in alcuni ambienti politici e la parola commossa dell’on. Turati, che non gridava ancora «Viva l’Italia!», alla vigilia dell’annessione portò al Parlamento l’espressione della solidarietà socialista alle vittime della violenza imperialistica italiana, a quei poveri «tedeschi» perseguitati per aver voluto sottrarre i loro figli all’insegnamento impartito nella lingua dello straniero oppressore. La battaglia era durata quasi un anno, ma finiva col trionfo del Deutscher Verband.

Generoso nella vittoria, il Verband si contentò che l’insegnamento tedesco continuasse in tutte le classi della scuola di Laghetti salvo in quelle inferiori, dove l’italiano fa poco danno visto che si parla in famiglia. Ma, considerato che a Laghetti non si ripeteranno imprudenti ispezioni di Commissari generali, fra il parroco, qualche monaca austriaca di ritorno e altri ingredienti, si è stabilita una interessante guerriglia di cui gli insegnanti italiani sono le oscure vittime. Quanto al disciolto consiglio comunale di Egna, a guisa di cerimonia espiatoria fu decretata la sua ricostituzione. Il procedimento è nuovo in Italia, ma può darsi che vi sia qualche decisione favorevole del Consiglio di Stato di Vienna. Appena rinsediato, il sindaco (che si chiama Longo, forse da Longobardo) protestò,