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A suo tempo si è molto parlato in Italia di una «questione di Laghetti», ma fra le reticenze delle versioni ufficiose e le deformazioni delle opinioni interessate il pubblico ha finito per non capirci molto. Siccome la «questione di Laghetti», disgraziatamente, ha avuto una influenza decisiva sul regime scolastico nell’Alto Adige (per cui rimane stabilito che in regioni abitate da italiani la scuola comunale obbligatoria debba essere tedesca ad perpetuam Austriae gloriam), è interessante ricordarla.

Il 27 settembre 1919 il Commissario generale civile per la Venezia Tridentina, in giro per le sue prime visite diocesane, arrivò a Laghetti, pittoresca frazione del Comune di Egna nella «zona mistilingue», ed entrò nella scuola del villaggio (tedesca, naturalmente). Interrogò un allievo, poi due, poi dieci, poi tutti, stupito dal dover constatare questo fatto: che dei 141 alunni della scuola 136 erano italiani, perfettamente italiani, inequivocamcnte italiani. Quella scuola tedesca conteneva il 97.50 per