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il totale della popolazione non ha molto variato; fra il 1890 e il 1900 non c’era che la differenza di un abitante. I tedeschi del 1910 erano gl’italiani del 1900.

È presumibile che non per tutto si sia proceduto con questa velocità, ma il fatto è che nessuno può sapere oggi quanti siano in realtà i 22.000 italo-ladini che l’Austria ha avuto la bontà di riconoscere esistenti nell’Alto Adige. C’è chi suppone che siano 50.000, c’è persino chi propende a crederli 100.000. Solo sopra una cifra accuratamente e legalmente appurata possono fondarsi prerogative e diritti definiti e indiscutibili. Noi dobbiamo conoscerla questa cifra per dare alla minoranza italiana il posto che le compete. Ogni ritardo è un abbandono. Non vi è cosa più dolorosa del vedere l’italianità estinguersi a poco a poco nei cuori, mutando i fratelli in stranieri, e questo all’ombra della nostra bandiera, sotto alla salvaguardia della nostra forza.

Non la «lingua d’uso», ma la lingua di famiglia deve servire a classificare le nazionalità, la lingua che risuona intorno al focolare domestico, quella che la madre parla ai figli, la lingua che prima viene balbettata dai bimbi entrando nella vita. Dei messi fidati, che conoscano gli abitanti dei loro villaggi, debbono raccogliere i dati della verità. Abbiamo bisogno di un censimento onesto per proteggere noi stessi nei limiti della legge e con la legge.