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ha sempre bandito il pubblico insegnamento del tedesco dalla sua terra con lo stesso religioso furore con il quale la Chiesa cattolica ha proibito l’ingresso della lingua volgare nella sua liturgia. Aveva paura del fatale «parlate tedesco?» dei fabbricatori di statistiche. Per contrapposto oggi numerosi tedeschi che parlano italiano fanno finta di non capirlo. Nulla di più strano di queste guerre di conquista combattute a colpi di grammatica, e che finivano con la schiavitù di intere popolazioni. Si iniziava il massacro di una nazionalità con la coniugazione dei verbi. E il censimento preparava le grandi avanzate.

Che cosa fosse il censimento austriaco, che purtroppo è ancora la base di ogni cosa quassù, si vede nei piccoli centri mistilingui, dove è possibile in qualche ora verificare casa per casa, famiglia per famiglia, la nazionalità degli abitanti. Un esempio tipico: Vadena, un paesello italiano fra Bolzano e Salorno. Tutto vi è italiano, la lingua, i nomi, le scritte, il sentimento. I tedeschi che vi sono non rappresentano il 6 per cento della popolazione. Ebbene, i vari censimenti austriaci mettevano a Vadena nel 1890 il 12 per cento di tedeschi, nel 1900 il 21 per cento di tedeschi, nel 1910 il 41 per cento di tedeschi; e ringraziamo Iddio che l’Austria non abbia potuto fare il censimento del 1920, perchè, crescendo i tedeschi sulle statistiche in proporzione aritmetica, l’italianità di Vadena sarebbe bell’e che divorata. Il curioso è che