Pagina:Barzini - Una porta d'Italia col Tedesco per portiere, Caddeo, Milano, 1922.djvu/33


— 23 —


italianità lasciando operare il sistema austriaco sulle basi attuali come lo abbiamo trovato.

Sotto l’Austria il censimento si faceva così, nelle zone a popolazione mista. Un messo comunale, naturalmente tedesco, andava di casa in casa compilando le liste dei componenti le famiglie e chiedeva: Parlate tedesco? — Alla risposta affermativa (nelle zone mistilingui quasi tutti parlano un po’ di tedesco), se non si facevano obbiezioni, il messo scriveva: «Nazionalità tedesca». Perchè secondo la legge austriaca la nazionalità non veniva stabilita in base alla razza, o all’origine, o alla lingua adoperata in famiglia, ma «a seconda della lingua d’uso». Era una definizione comoda ed elastica. Bastava che un italiano sapesse tanto tedesco da potersi far capire dai suoi conterranei tedeschi perchè a priori fosse imbrancato con loro. Con quattro parole teutoniche si appiccicava il germanesimo come un francobollo. Molte volte non occorrevano neppure le quattro parole. Al di sopra di Salorno incontrate spesso dei contadini italiani che non si esprimono che in pretto veneto tridentino e che ingenuamente vi dicono: Mi son todesco, todesco che parlo per talian! È stato loro tanto assicurato che sono tedeschi che ci credono. In questi casi la «lingua d’uso» può essere anche il talian, considerato come dialetto germanico.

Questo spiega il terribile valore della lingua nelle lotte delle nazionalità sotto l’Austria. Imparare l’idioma del vicino era pericoloso. Il Trentino