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sultati della votazione, infatti la stampa alto-atesina non ha mancato di valersi di questi dati che falsavano la proporzione fra le due razze conviventi nell’Alto Adige, per affermare che la popolazione tedesca, calcolata in base al numero degli elettori inscritti, era assai più vasta di quella che l’Italia asseriva di avere annesso. Bugiarda!

Dopo le elezioni il motivo è stato ripreso in coro. Il Tiroler ha tacciato di falso i dati sulla composizione etnica portati dai delegati italiani alla Conferenza di Parigi. Il Südtiroler Landeszeitung ritiene dimostrato che nell’Alto Adige «non esiste una minoranza italiana degna di tal nome» e smentisce persino una bilinguità nella «zona mista». «La teoria dei territorio mistilingue è sepolta...». Queste cose saranno ripetute con voce più possente dai giornali germanici e austriaci e costituiranno un argomento «scientifico» di cui avremo piene le orecchie. Lo strano è che le abbiamo volute noi, con una compiacenza inverosimile.

Che il Deutscher Verband desiderasse arrolare tutta, diciamo, la legione straniera nel suo esercito elettorale e reclamasse un’annessione in massa di austriaci «optanti», è naturale. Ma come hanno fatto i tedeschi per convincere il Governo italiano ad aiutarli a combattere l’Italia accedendo ad un così strano desiderio? Semplicissimo. Sono andati a Roma. L’Ufficio delle Province concede sempre tutto, per sistema. La domanda sembrò irresisti-