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opposte a noi con le migliori forze dei loro battaglioni alpini. Nè parliamo dell’accanimento, con cui i Tirolesi, ricorrendo anche al bastone e alla rivoltella, si sono sempre opposti alla creazione di una Università italiana in suolo austriaco. Dimenticare? Ma è storia scritta con le nostre lacrime e col nostro sangue e solo la definitiva unione dell’Alto Adige al resto della Venezia Tridentina può cancellarla dalla nostra memoria. Stiamo attenti ai maestri dell’Alto Adige e, se è necessaria qualche dolorosa amputazione, compiamola con coraggio e con sollecitudine. Piuttosto, e non solo con le poche, insufficienti e disperse forze della Dante Alighieri o di alcune altre Istituzioni, ma anche con gli aiuti del patrimonio nazionale, vediamo di erigere molti asili per gl’infanti e molte scuole in specie professionali, d’arti e mestieri, nelle diverse città e borgate dell’Alto Adige; sarebbe insopportabile che dalla Ladinia i giovani fossero mandati per apprendere a disegnare o a scolpire in Monaco o in Vienna, come avveniva in passato (vedasi lo studio dell’Hammer su l’arte popolare in Val Gardena): ma Venezia, ma Vicenza, ma Trento, ma Roma, Firenze, Milano attraggano nei propri centri gli studenti di quelle regioni, mettendo le proprie Accademie in grado di corrispondere alle loro speciali esigenze d’arte, di vera arte applicata all’industria. Infine le recenti disposizioni di legge per l’insegnamento elementare devono essere applicate con energia anche maggiore di quelle, che i Pan-