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ma anche di personaggi illustri, che coprono alte cariche nello Stato, se è vero quanto ci riferiva un nostro cortese informatore. La dabbenaggine degl’italiani sotto questo riguardo è fenomenale. Correggiamocene per evitare qualche risposta pungente, che ci lascerebbe sconcertati come quando in Bolzano una comitiva di nostri gitanti, dopo avere clamorosamente gridato il suo urrà all’Italia, vide a un balcone comparire una donna in lutto che, con ostentazione, vi distese un ampio drappo nero. Piccoli incidenti, che tuttavia sono frequentissimi e talvolta assumono caratteri di universalità. Subito dopo la pace i Bolzanini, essendo la città piena di truppe affabili, allegre e spenderecce, si affrettarono, specialmente le donne, a imparare qualche parola d’italiano, facendo acquisto delle nostre grammatiche. Dopo breve tempo i mercanti potevano tutti esprimersi abbastanza chiaramente nella nostra lingua. Ma quando una cerimonia politico-religiosa di Tedeschi (le cerimonie politiche dei Tedeschi ivi sono sempre anche religione) fu disturbata, e non senza loro provocazione, da un nostro atto violento, improvvisamente i Bolzanini e le Bolzanine, senza molto sottilizzare sul torto e la ragione, ma accampando d’essere stati maltrattati in una manifestazione di pietà, dimenticarono l’italiano, sicché i nuovi visitatori, arrivati dopo d’allora nella città per qualche mese credettero di trovarsi a Francoforte, a Monaco, o a Berlino.