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dustria del forestiero e i sindacati del basso personale si metteranno d’accordo su l’opera da svolgere; ma noi vorremmo che anche le popolazioni di lassù fossero attratte ai nostri centri più ricchi di memorie storiche e di monumenti artistici, di cui esse non hanno la minima idea e che talvolta ignorano del tutto.

Il servizio militare gioverà senza dubbio: ma non illudiamoci: i calcoli fatti assicurano che, nelle proporzioni del resto d’Italia e computate le principali cause d’esenzione, poco più d’un migliaio d’Alto Atesini entreranno ogni anno nelle file dell’esercito: una cifra quasi trascurabile, che viene un’altra volta a dimostrare l’assurdità della campagna sentimentale condotta contro i nostri metodi di reclutamento dalla stampa pangermanistica e dai deputati tedeschi della provincia. È persino strano che nel dibattito parlamentare nessuno l’abbia messo in rilievo.

L’esercito potrà invece apportare un buon contributo alla fusione degli spiriti, se le autorità superiori da Roma disciplineranno la scelta dei comandanti e in genere degli ufficiali, inviando nell’Alto Adige i corpi più eleganti e più ricchi, meglio se con qualche reparto di cavalleria e d’armi dotte. Gli Alto Atesini conservano per il nostro esercito e per chi ne veste l’assisa un resto della reverenza, ch’essi ebbero sempre per i soldati dell’Impero austriaco. Essere soldato, essere ufficiale è per quella gente d’animo ancora feudale una