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stria. Non è quindi tanto la quantità dei mezzi del nemico che s’impone come elemento essenziale alle nostre previsioni, quanto il loro carattere e la loro efficacia.

Ora, prima di noi la Francia li ha paralizzati o li ha battuti, questi stessi aeroplani dalla croce nera. Prima di noi essa ha dovuto difendere contro le loro incursioni selvagge le sue grandi città, più vicine alla fronte delle nostre e più aperte al volo nemico, e vi è riuscita. La Francia ha già superato molte di quelle medesime difficoltà che ci si presentano nella guerra aerea. Non vi sono molti modi per risolvere lo stesso problema. Sarebbe un errore cercare quello che è stato trovato. Dobbiamo far nostra l’esperienza francese come l’Austria ha fatto suoi i progressi tedeschi.

La lotta aerea fra la Francia e la Germania ha per noi un interesse immenso. Essa ci offre tutti gli esempi e tutti gl’insegnamenti.

Quando scoppiò la guerra europea, la Francia godeva un primato indiscusso nella scienza del volo. Ma essa non aveva curato che il volo; aveva perfezionato l’arte di solcare gli spazi, aveva dato all’uomo le ali più agili. Si creavano in Francia infiniti modelli di aeroplani capaci delle più ardite evoluzioni. I piloti francesi erano arrivati al prodigio. Sopra apparecchi docili, sicuri, leggeri, dominavano il ciclo con temerarie e meravigliose manovre. La Germania non pensava invece che