Pagina:Barzini - Sui monti, nel cielo e nel mare. La guerra d'Italia (gennaio-giugno 1916), 1917.djvu/354

344 lettere dal mare


tesa benzina, di conoscere così il segnale segreto che attirava i sottomarini, e di potere finalmente intavolare con loro la conversazione che sapete.

Approdarono in un’altra rada. La scena si ripetè con lievi varianti. L’autorità mostrò la stessa premura, la persona incaricata si offrì egualmente a sbarcare nottetempo il carico. Soltanto, essa aveva la carta, questa volta, un vago mandato di tenere in deposito certe «merci» per conto di un signore, dal nome teutonico, documento che venne severamente dichiarato insufficiente.

Un terzo tentativo fu meno fortunato. La persona incaricata si stupì di non aver avuto preavvisi telegrafici, dichiarò di aver ricevuto quel giorno stesso un carico in regola, insistè per essere condotto a bordo.... Diamine, la cosa s’imbrogliava.

Intanto l’agente centrale dei rifornimenti ai sottomarini, stabilito in una grande isola, era stupito e furioso. Da tre giorni gli segnalavano per telegrafo la presenza in luoghi diversi di navi a lui perfettamente ignote, estranee all'organizzazione (oh, l’organizzazione!) e che pretendevano ostinatamente di farne parte. Erano gli Itheva, gli Anaphi, gli Herakliadel battello trasformista.

Troppo pratico del mestiere per non capire di che si trattasse, l’agente, che era un ufficiale della marina da guerra austriaca, mise