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la guerra all'invisibile 249


crede d’aver capito, va giù tutto sott’acqua, e filando depone le mine, ad una ad una, ad intervalli regolari e calcolati, come un immane anfibio che faccia le uova.

Sono mine gigantesche, potentissime, perfette, munite di delicati congegni per i quali, dopo essere cadute al fondo, facendo blocco con la loro àncora, esse risalgono e vengono a disporsi automaticamente ad una inalterabile distanza dalla superfice dell’acqua. Anche catturate, anche disarmate, incutono una specie di ribrezzo, quelle grandi boe della Morte, un orrore istintivo, hanno qualche cosa di torvo, di subdolo, d’implacabile e di possente.

Debbono essere disposte nel ventre del sottomarino in chi sa quali ovaie mostruose comunicanti col mare, e qualche giuoco di leve le libera successivamente. Bisogna immaginare questa manovra assassina compiuta in silenzio, alla luce di lampade elettriche, nel pieno di una potenza di sterminio. Fuori è una gloria di sole e sul mare penetrato di serenità nulla rivela la truce seminagione di catastrofi.

Dove il mare è troppo profondo per mettervi delle torpedini ancorate, il nemico immerge, forse per i tubi lancia-siluri, delle mine libere, che un apparecchio idrostatico mantiene all’altezza voluta. Le affida alle correnti, dove queste muovono verso le nostre coste e i nostri passaggi. Negli ultimi tempi gli attacchi dei sottomarini alle navi degli Alleati sono di-