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414 capitolo xviii.


adunata intorno all’automobile e che aveva presenziato il lavoro, s’interessava attivamente alle nostre indagini cercando di ricordare i più grossi recipienti veduti.

Un grosso funzionario in uniforme ebbe un’idea pratica e originale. Si avvicinò a Borghese e gli disse:

— Scusi, lei vuol bagnare la ruota?

— Sì.

— E allora, perchè non la manda in uno stabilimento di bagni?

Sarebbe sembrato uno scherzo, se il grosso funzionario non fosse rimasto serio, imperterrito sotto lo sguardo scrutatore del Principe, che sorrideva non sapendo come prendere la proposta.

— Lei dice...?

— Io dico che dovrebbe mandare la ruota in uno stabilimento di bagni, prendere in affitto una cabina, fare immergere la ruota nella vasca, e farla riprendere domani. Così sarà anche sicuro che nessuno la tocca.

— Quale stabilimento?

— Ne conosco uno buonissimo, sulla Kama. Se vuole, lei carica la ruota sopra un’istvoshchik e io do l’indirizzo al cocchiere.

— Benissimo! Ed è ancora aperto a quest’ora?

— È aperto sempre.

E così si verificò il fatto, certamente poco comune, d’una ruota d’automobile malata condotta a fare una cura idroterapica in uno stabilimento balneare.

La mattina dopo, alle quattro, la ruota aveva ripreso il suo posto di fatica.

— Come va? — chiesi ad Ettore indicandola.

— Va benone — rispose tutto contento. — È tornata più forte.

Fallace apparenza. Le malattie gravi fanno di questi effetti alle volte; producono l’illusione di miglioramenti subitanei. La nostra povera ruota era moribonda. Poche ore dopo rimanevamo in panna.