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104 capitolo v.


rosse, bottoni, giade, penne di pavone, cinture variopinte, scarpe di raso, auto-strette di mano, inchini, complimenti, thè profumato, champagne, dolciumi.

Il Tu Tung è pure un amico della ferrovia, quando la ferrovia è fatta da cinesi, s’intende. Ma è nemico dei tunnels. Egli è stato una volta in ferrovia, sulla linea di Han-kow; non è dunque un conoscitore puramente platonico; parla per esperienza. Finchè si corre all’aperto, tutto va bene, ma quando si entra in una galleria, si prova l’impressione più sgradevole.

— Ma non c’è alcun pericolo — osservò Borghese.

Lo sapeva bene il generale tartaro che non v’erano pericoli, diamine. L’impressione sgradevole veniva per l’oscurità.

— Si fa conto che sia notte — insinua il Principe sorridendo.

Ah, non è la stessa cosa. Il Tu Tung Chen Sung, attraverso l’interprete, spiega. Spiega, e rivela un po’ degl’ignoti orizzonti dell’anima cinese, un po’ della raffinata sensibilità orientale:

— L’oscurità della notte e quella del tunnel sono compietamente diverse. Non si somigliano nemmeno. Quella della notte è dolce, quella del tunnel è aspra.... Vi è tanta differenza come fra la felicità e il dolore.... L’oscurità della notte apre, l’oscurità del tunnel chiude....

Dopo questa lezione sulle varie oscurità, siamo tornati alla Banca, appena in tempo a ricevere la visita del Ta Tsum-ba. Arrivavano carrette con gli ufficiali del sèguito. I dintorni erano gremiti di popolo, i cui gridi ci hanno avvertito dell’appressarsi del mandarino. Scortato da soldati un palanchino portato da una falange d’uomini è entrato nel cortile, e ne è emerso Te Tsui, con abiti superbi di ricami d’oro, collana d’amatista, ventaglio. La Banca Russo-Cinese fu piena d’un fruscio di seta.

Uscendo, il Ta Tsum-ba volle vedere il chi-cho. Trovò molto ingegnoso il sistema per suonare la tromba senza soffiarvi dentro con la bocca. Osservò attentamente la macchina andare avanti e indietro, e rientrò nel suo palanchino dopo averci stretto la