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italianità. Sono dodici secoli che gl’italiani e gli slavi si trovano a contatto senza che l’italianità sia mai stata minacciata, fino al giorno in cui il Governo austriaco pensò di adoperare gli slavi come un’arma per abbattere l’italianità.

Strano ritorno della storia! Un duca Giovanni, che governava l'Istria e Trieste in nome di Carlo Magno, non potendo domare i comuni latini, pensò anche lui di adoperare gli slavi, e incominciò a gettare sui territori comunali le prime tribù slovene, selvaggie e devastatrici. Ma gli slavi finirono per fermarsi ammirati e domati avanti alla civiltà italiana come avanti ad una fiamma, e vi si scaldarono. Simili al leone di Androclo, dopo il primo ruggito e il primo balzo, si avvicinarono sottomessi a chi doveva essere la loro preda. I piratae de Carsis divennero i coltivatori dei campi. In seguito, durante due secoli, Venezia ha chiamato slavi dalla Dalmazia, dalla Bosnia, dal Montenegro, per ripopolare l’interno dell’Istria, devastato dalle pestilenze e dalla malaria. Queste popolazioni gravitarono come satelliti intorno all’italianità che trasformava, fondeva e assorbiva tutti gli elementi slavi che i bisogni crescenti dei commerci chiamavano nelle città. Italianizzarsi fu l’ambizione degli slavi più autorevoli. La forza assimilatrice della cultura italiana irradiava lontano. La lotta attuale sarebbe sembrata inverosimile. Fu nel 1866 che essa ebbe inizio.

Il primo tentativo di snazionalizzare gli italiani risale ai 1848. Fu quando il sentimento della nazionalità cominciò a destarsi in Europa come allo squillo di una tromba apocalittica. L’italianità fu tra le prime a sorgere. L’Austria allora le lanciò addosso l’elemento tedesco, e Trieste fu invasa da funzionari, impiegati, agenti concessionari, fornitori tedeschi in sostituzione degl’italiani ai quali fu tolta ogni autorità. Un giornale di allora, rivolgendosi agli stranieri calati e importati a Trieste, scriveva queste parole, che oggi la censura non tollererebbe: «Viva a tutti! Pensate solo che questa terra è italiana, italiano il lieto mare che la confina, italiano l’animo nostro. Serbate in cuore il tesoro dei vostri affetti nativi che noi rispettiamo ed ammiriamo, ma voi frattanto ri-