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o da dramma alle loro creature grame. Gli era un nome quieto, gentile, dolce a pronunziarsi e dolce ad udirsi: Luisa!

E’ non era Elisa, nome da mettere in endecasillabi morbidi e flosci come quelli di... acqua in bocca, per non farci maledire dal secolo, che li ha in gran pregio; non era neppure Eloisa, nome da far ricordare la badessa del Paracleto, innamorata d’un teologo, o la svizzera di Gian Giacomo Rousseau, innamorata di un astrologo sconclusionato. Era Luisa, modestamente, umanamente e soavemente Luisa.

Questo nome gli suonò nell’orecchio tutta la notte e il giorno vegnente; questo nome gli balzò spiccato dal viso e da tutti i contorni della signora, quando egli la rivide un’altra volta in giardino, sicchè gli pareva non potesse ella in altro modo chiamarsi.

E il modo di avvicinarsi a lei? Dov’era il secondo vaso di camelie che dovesse, rompendosi a tempo, condurlo a fianco della bella signora?

In verità, debbo dirlo ad onore di Laurenti, e’ non ci avea più pensato. Que’ pochi fatti, quelle poche impressioni che mi sono provato a narrarvi, gli formavano come un