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tolato del sentiero, e si tirò da un lato, contro una siepe di rovi, per lasciar passare il frettoloso cavaliere.

Ma il banditore non aveva la fretta che il passo della sua cavalcatura accennava. Vide Dodone, e tosto mise il cavallo al passo, per barattare quattro parole col villano.

— Buon dì, vecchio Dodone! — gli disse. — Si fa per un tratto la medesima strada.

— Buon dì! — rispose asciuttamente Dodone.

— Vedi? — ripigliò il banditore, che voleva ad ogni costo discorrerò. — Oggi fatichiamo per te e per la tua casa. Gran degnazione è stata quella del conte Anselmo, di pensare alle nozze della tua cara figliuola. —

Dodone tentennò la testa e borbottò qualche parola, che non giunse chiara all’orecchio del cavaliere.

— Ed è questa la bella Ingetruda, non è vero? — soggiunse il banditore, giungendo a pari della giovane. — Alza la fronte, fanciulla, e lascia vedere il tuo viso. Sei bella, perdiana! e se io avessi solamente dieci anni di meno, ti giuro che vorrei mettermi in gara,