Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/53


— 49 —


delle cose umane se non a proprie spese, l’aveva acquistata alle spese altrui, vedendo ciò che agli altri accadeva, e facendone tesoro per sè.

— Come può esser ciò? — chiese a sua, volta la Torralba.

— Non saprei, signora, darvene una spiegazione plausibile, se non col dirvi che nella grande famiglia umana ci sono i caratteri privilegiati, i quali imparano nelle miserie altrui a cansare per se medesimi i dolori della vita.

— Privilegiati! — soggiunse la marchesa Ginevra. — Dite piuttosto senza cuore.

— Oh, vedrete se non ci avesse cuore, il mio Percivalle! — disse di rimando il Pietrasanta. — Egli era, ripeto, alla corte d’Alboino, dove gli avvenne di stringersi in salda amicizia con messere Alardo di Anglona gran siniscalco del re; il quale messer Alardo, a sua volta, era amicissimo di un povero ma gentil cavalier normanno, chiamato Laurent di Sauvaine.

— Erano in tre! — disse il piccolo Riario.

Omne trinum est perfectum! — rispose, senza turbarsi, il Pietrasanta. — Ora udite che cosa avvenisse al povero Laurent di Sauvaine. A cagione di un suo alterco con un possente barone, egli era tenuto lontano dalla corte, Messere Alardo, in quella vece, ci viveva da mattina a sera, e per ragione dell’ufficio suo, e per altro ancora, che gli faceva dimenticare ogni altra cosa che al mondo fosse. Notate, nobilissime dame, come parlo anch’io in pretta lingua del Trecento! Ora, poichè Laurent di Sauvaine, lontano dagli occhi, era anche lontano dal cuore di Alardo d’Anglona, il trovatore, che li aveva in gran pregio ambedue, e si doleva di questa dimenticanza di Alardo, scrisse una canzone bellissima, che io pur troppo non rammento in provenzale, e che in italiano non ho saputo voltare, nella quale erano fortemente biasimati coloro che dimenticano gli amici, poichè l’amicizia, com’è superiore alle mondane ambizioni, così deve essere superiore all’amore.

— In verità, — interruppe la marchesa Giulia, — era poco galante, il vostro Percivalle, e voi, signor Pietrasanta, non siete da meno di lui.

— Badate; — aggiunse Ginevra, — se andate innanzi di questa guisa, non vi daremo più ascolto.

— Lo volesse il cielo! — disse in cuor suo il narratore impacciato, che le buttava fuori a bella posta, quelle massime, tanto per essere interrotto e guadagnar tempo alle sue faticose invenzioni.