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padre Bonaventura nel noto volume delle Opere di santo Agostino.

Volete leggerla? Tanto, per udire la continuazione dei lieti ragionari e la vita del trovatore Rudel, che qualcheduno si farà pure animo a raccontare, ci sarà sempre tempo, e noi, cronisti patentati, non ve ne faremo perdere neanche una sillaba.

È tempo, d’altra parte, che vi diciamo qualche cosa intorno al cuore della marchesa Ginevra, che fu una delle più notevoli donne della nostra generazione, in quella guisa che è una delle più importanti nel viluppo di questa veridica storia. Già minutamente ve l’abbiamo dipinta nella prima parte del libro, nè abbiamo tralasciato di accennarvi le egregie doti del suo intelletto; del cuore abbiamo detto soltanto che ancora non aveva dato segno di vita, così restando ella una donna della quale non si capiva un bel nulla. Tentiamo ora di capirne qualcosa; la lettera è qui:


«Sono finalmente nella mia tranquilla dimora di Quinto, dove mi è dato di respirare, di vivere. Sei mesi di agitazioni, di feste, di cure, di molestie parigine, non fanno anche a te, mia bellissima, desiderare la quiete della tua Bretagna? Le veglie, i teatri, le visite, le mille cure della città, opprimono me pure, m’infastidiscono per cinque o sei mesi colla monotona sequela dei loro trabalzamenti, e mi fanno parere cento volte più bella, più cara, questa mia vita campestre. Vivo in città, come il fiore nell’aria soffocata d’una stufa; qui torno all’aperto, dove il tepore è sano, dove la luce ravviva.

«Anche quassù s’alternano le visite e i passatempi; ma questi non sono comandati dalla consuetudine; la mia mente li trova e li varia a sua posta; quelle poi si ristringono a un picciol numero di famigliari, uomini sempre, e spesso adoratori molesti, ma sotto la comportabile maschera dell’ossequio, o della amicizia.

«Uomini! stirpe volgare, la cui ammirazione ti rimpicciolisce, il cui amore ti offende! Io non so intendere, per verità, come ci possano essere di così stolte donne, le quali commettano il cuore, la vita loro, al facile, insolente entusiasmo di un uomo. Or vedi che cosa avviene, sotto i nostri occhi, ogni giorno. Perchè una donna è giovane e bella (ardisco scrivere in tal guisa a te, mia bellissima, che m’hai guastata colle tue lodi e che solevi chiamarmi la tua petite madone italienne), si ascrivono a debito di ammirarla, di farle intendere in mille modi, non escluso quello della