Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/323

due volte, e due risorto», si era tuttavia fra i dubbi, le incertezze e le tenebre, aggravate sempre più dalle dispute degli eruditi tedeschi. Hissarlic, o Burnabachi? Aloise si dichiarò volentieri per l’eminenza meno distante dal mare. I campi delle quotidiane battaglie tra Greci e Troiani erano Lì, ragionevole distesa di terreno, su cui dall’alto delle mura potesse spaziare lo sguardo trepidante di Priamo; erano lì i sacri fiumi, Simoenta e Scamandro, anche ammettendo che essi, da quegli irrequieti vagabondi che sono sempre stati i fiumi, avessero cangiato più volte di letto.

Al nostro giovine amico, che con tanta divozione classica percorreva quei luoghi, facendo sostare ad ogni tratto la scorta, parve di riconoscere un po’ sopra a certe fontane il luogo delle porte Scee, donde Ettore aveva preso dalla sua Andromaca e dal figliuoletto Astianatte i patetici congedi cantati divinamente da Omero; e lì presso, il luogo del muro alto, dalla cui sommità la bellissima Elena aveva additati al suo buon suocero provvisorio i più famosi e i più temibili condottieri di Grecia. Elena, la cagione dell’eccidio d’un regno! Elena, la grande bellezza fatale! Che fascino era in lei? Aloise non si fermò neanche a pensare se ella avesse gli occhi verdi, o turchini; che tanta serenità di spirito non si poteva pretendere ancora da lui. Ma intanto egli filosofò la parte sua sulle rovine cagionate da Elena, e sui pericoli che una soverchia bellezza può far correre agli uomini, povera materia infiammabile, come la stipa e il capecchio.

Filosofava, adunque. Ora, quando l’uomo può filosofare, è segno che può ragionare. Quando può ragionare, è segno che ha la testa sgombra e libero il cuore. Così pensava il duca di Feira, ascoltando il suo compagno di viaggio. Egli aveva già potuto osservare come il suo Aloise si ritrovasse più franco e più ilare in quelle terre orientali, che non laggiù, da occidente e da settentrione, in quelle sontuose capitali europee. Non ferrovia, non cavalli di posta, non alberghi, non comodità della vita; strade malagevoli, sentieri da capre, rompicolli, guadi da raccomandarcisi l’anima, rovine, desolazioni; che importa? Tra quelle desolazioni non si è solamente lontani nello spazio; si è lontani ancora nel tempo. Anche laggiù nella Troade era già una distanza enorme da Genova, e da Quinto, il ritrovarsi a tu per tu con Elena Argiva.

- Se fosse qui il Giuliani! - aveva esclamato Aloise. - Quanto latino metterebbe fuori, vedendo il tumulo di Achille, et solum quo Troia fuit. Hai notato, babbo, - (