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ci scompiglia lo spirito. Pure, Enrico non è senza cuore; la sua amicizia per me, così divota, così salda, così sollecitamente operosa, ne fa buona testimonianza. Ma egli è fortunato; a lui soccorre un senso arcano, che io non ebbi nascendo, per correre sicuramente questo gran mare. Possa questo senso durargli, condurlo sano e salvo a quella età che più non teme patimenti morali! -

Mutati i panni, poichè quella corsa lo aveva fradicio di sudore e di polvere, Aloise voleva partir subito alla volta della Montalda. Ogni cosa era all’ordine; le sue carte bruciate, i suoi libri riposti, il suo quartierino di via Balbi poteva paragonarsi ad una casa rimessa a nuovo pur dianzi. Solo un rotolo di musica, legato da un nastro nero, stava in mostra su d’un tavolino. Perchè un nastro nero? Aloise lo aveva messo la sera innanzi, senza pure badarvi. Quando gli venne sott’occhi, fu per cambiarlo; ma tosto mutò di proposito. Non è forse giusto? pensò. Ella lo riceverà questa sera.

Quel rotolo intanto aveva attratto la sua attenzione. Rimase un pezzo seduto sopra un divano a guardarlo. Quella era musica della marchesa Ginevra, che egli aveva presa qualche tempo innanzi, per leggerla al cembalo, e che voleva restituirle. Ma, guardando quel rotolo, gli venne in mente che forse era male mandarlo pel servo. Avrebb’egli fatta la commissione quel giorno medesimo? Non l’avrebbe dimenticata, per avventura?

Così pensando, si alzò e prese il rotolo per portarlo egli stesso. Due sere innanzi, se i lettori rammentano, egli era stato dalla marchesa, e aveva fatto giuramento di non rimettere il piede in sua casa. Ma gli parve che la cortesia dimandasse il sacrificio di quella sua prima e troppo asciutta deliberazione. Noblesse oblige.

Fortificato contro la sua coscienza, che lo accusava di debolezza, uscì allora di casa. Erano le due dopo il meriggio. Quando fu dinanzi al palazzo Vivaldi, la coscienza parlò un tratto più forte, ed egli ebbe vergogna di sè; la persona aveva già accennato a voltarsi per infilare il portone, ma i piedi lo condussero oltre. Andò fino alla Posta; ma giunto al cominciamento della piazza, gli vennero veduti da lontano il Riario, il Cigàla, ed altri suoi conoscenti, raunati a crocchio in un luogo donde avrebbero potuto scorgerlo, se egli fosse andato più in là. Tornò indietro sollecito; passò di bel nuovo rasente al palazzo Vivaldi, e questa volta poi v’entrò a dirittura. Salì le scale, giunse all’uscio padronale