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venir meno; gli si offuscarono gli occhi, e rimase come smemorato in mezzo alla camera.

- Che fare, adesso? - proseguì il marchese Antoniotto. - A lei, dottore, questo è affar suo. Non sente che rantolo? -

Queste parole, e la vista di Bonaventura, al cui volto livido il servitore aveva accostata la lucerna, richiamarono il Collini alle cure del suo ministero. Si pose ginocchioni presso il maestro, mentre il marchese Antoniotto gli sosteneva il capo tra le braccia; gli toccò il polso, e battè le labbra in atto di sfiducia; cavò un cerino, lo accese, e ne accostò la fiamma agli occhi di Bonaventura, che erano spalancati, ma vitrei, stravolti. La pupilla rimase immobile, senza dare alcun segno di contrazione.

Il discepolo allora si fece a chiamarlo ad alta voce più volte; ma invano. Il rantolo del moribondo si faceva a mano a mano più fioco; una spuma sanguinolenta gli gorgogliava sulle labbra, che apparivano violentemente contratte da un lato. Il Collini fu pronto a trar fuori la busta chirurgica, e cavatane la lancetta, aperse largamente la vena giugulare, donde spiccarono poche gocce di sangue nerastro, già mezzo rappreso. Volse la lancetta all’arteria temporale; neppure una goccia di sangue ne uscì. Sbottonato in furia il panciotto, strappata la cravatta, fatta la camicia a brandelli, pose l’orecchio alla regione del cuore, ma non gli venne udita la più lieve pulsazione.

- Orbene? - domandò il marchese, che seguiva ansioso degli occhi tutte quelle inutili operazioni.

- Non c’è più rimedio; - rispose il Collini; - il cuore ha cessato di battere.

- Ma questo rantolo....

- È un po’ d’aria rimasta nel polmone, che si va sprigionando, e rompe alcune vescichette mucose.

- Ma che cosa sarà mai, che lo uccide?

- Un colpo d’apoplessia. Non vede Ella questa contrazione delle labbra, questi occhi arrovesciati, e questi punti neri sulla faccia? C’è un versamento sanguigno. Se si potesse vedere sotto quel cranio, si scorgerebbe la rottura di un senso venoso del cervello, avvenuta per un afflusso improvviso, impetuoso, irresistibile, di sangue alla testa.

- Ma come? Perchè? - dimandò esterrefatto il marchese.

- Il nostro amico ha patito troppo orgasmo in brev’ora. I vasi portatori della vita hanno condotto una soverchia quantità di umore all’encefalo. Ciò avvenne in un impeto d’ira, o d’angoscia? Chi lo sa? Comunque ciò sia, il colpo è