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- Chi siete voi? - domandò col suo piglio imperioso il gesuita.

- Il valletto della signora marchesa.

- Da quanto tempo?

- Da stamattina.

- Siete forestiero? - chiese Bonaventura, che aveva notato l’accento esotico del servo.

- Sissignore.

- E in che casa servivate, prima di venir qua?

- In casa di Sua Eccellenza il duca di Feira. -

Bonaventura conosceva di nome quel duca, come tutti lo conoscevano da qualche tempo in città. Ma quel nome non gli diede alcun sospetto; nè certo avrebbe potuto dargliene, nuovo com’era. Il gesuita si fermò in quella vece a chieder tra sè per qual ragione la marchesa Lilla avesse mandato via l’altro servitore, uomo di sua confidenza, che egli stesso aveva collocato presso di lei.

- Annunziate il signor Gallegos! - diss’egli, ponendo fine a quell’inutile interrogatorio.

- Il padre Gallegos! La signora marchesa lo aspetta per l’appunto. -

E così dicendo, il servitore corse sollecito innanzi al gesuita, e spalancò la portiera del salotto, per richiuderla dietro di lui.

Bonaventura s’inoltrò accigliato verso quell’angolo della sala, dov’era il ridotto della signora. La marchesa Lilla era appunto colà, seduta sul suo piccolo sofà; il cuore le palpitò forte nel petto, all’avvicinarsi del gesuita; ma il suo volto, composto ad espressione di calma, se non per avventura di serenità, non tradì l’interno sussulto.

- Lilla, buona sera! - disse il Gallegos, facendosi avanti.

- Buona sera! - rispose ella dolcemente.

- Avete cangiato di servitore, quest’oggi? - chiese Bonaventura, innanzi di sedersi, com’ella gli aveva accennato col gesto.

- Sì.

- Perchè?

- Perchè l’altro non mi serviva a dovere.

- L’avevo collocato io nella vostra casa, e mi pare.... -

Bonaventura aveva meditato quella reticenza, facendo assegnamento su d’una pronta risposta. Ma la signora si tacque. Egli la guardò stupefatto; indi, mutato argomento, proseguì:

- Mi avete scritto di venire da voi. Avevate qualcosa a dirmi?