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alzò dalla scranna, e partì, dopo aver toccata a mala pena la mano di lei. Ed era l’ultima stretta di mano. Nè ella lo intese; non mostrò neppure di maravigliarsi della sua partenza; lo salutò tra un motto che le diceva il Cigàla e una risposta che ella stava per dargli. Povero romanzo, come andava egli a finire! Goffredo Rudel si recava in disparte a morire, senza il bacio consolatore della contessa di Tripoli.

- Meglio così! - aveva egli detto, uscendo da quella casa malaugurata. - Meglio così! Oh, come mi pesa la vita! -

Ed era per l’angoscia di quell’ultimo saluto, per la notte travagliata che ne seguì, che Aloise fu visto così abbattuto dell’aspetto ad Arturo Ceretti, a quell’Adone da dozzina, che gli era stato mandato esploratore dal Collini, nella mattina seguente. Aloise pensava alla scadenza delle cambiali come si pensa alla fame, al freddo, quando il corpo sente gli stimoli dell’una e l’impressione dell’altro, cioè a dire per mera necessità del suo stato. Del resto egli non aveva altro pensiero che quello di dar sesto a tutte le sue faccende, di ardere i suoi manoscritti, le sue carte, ogni nonnulla che di lui potesse rimanere ai superstiti, e di andarsene alla Montalda, dove aveva fatto conto di finirsi.

Però, già colto dall’ansia febbrile de’ suoi ultimi apparecchi, già invaso da quello spirito feroce che fa considerar la morte come un bene, non diè neppur retta al Pietrasanta, quando questi venne da lui per dirgli che aveva una speranza, che avrebbe fatto capo a qualcheduno per trovare la somma bisognevole, e che più tardi sarebbe tornato a dargliene novelle.

Per la prima volta dacchè erano amici, Aloise fu lieto di vedere il Pietrasanta andarsene via. Libero finalmente d’ogni molestia di discorso, si diede tutto alla sua opera di distruzione; la quale egli non interruppe nemmeno, allorquando venne il servitore a portargli una lettera. - Deponila sul tavolino; - gli disse, e continuò il suo lavoro.

Poco stante, vuotata e rassettata la scrivania, vide la lettera, e la prese tra mani. La rivoltò, e pose gli occhi al suggello; ma lo stemma che vi scorse impresso in ceralacca turchina, non gli ricordò nessuno di sua conoscenza. Allora chiamò il servitore.

- Chi ha portato questa lettera?

- Un servo in mezza livrea; perciò non ho capito di che famiglia fosse.

- Sta bene; vattene. -

E mentre il servitore se ne partiva, aperse la sopraccarta.